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18/10/2016

CALANNA SULL’INFEZIONE DA CARBONCHIO EMATICO

BRONTE – (18 ottobre 2016) – “L’esplosione del carbonchio ematico fra i bovini dei Nebrodi merita prudenza, ma in questi giorni sono circolate tantissime informazioni sbagliate che confondono le idee e rischiano di penalizzare la nostra economia agricola ed agroalimentare, che non può essere contaminata dal batterio. Che si faccia informazione corretta”.
E’ l’appello che il sindaco di Bronte, Graziano Calanna, ha rivolto a parte dei mass media ed al mondo dei social network che in questi giorni hanno alimentato l’allarme, facendo rimbalzare notizie false ed imprecise.
“Ho letto di tutto. – ribadisce Calanna – Pensate che c’è stato chi ha avuto la capacità di scrivere che il latte era infetto, quando sappiamo tutti una mucca contagiata dal carbonchio non produce più latte. Per questo ieri ho chiesto all’Asp di pubblicare un vademecum che chiarisse in maniera definitiva quali sono realmente i rischi. Lo aspettiamo a giorni”.
Ed a sentire i veterinari dell’Asp, infatti, i prodotti agricoli non sono a rischio come non sono a rischio i prodotti caseari. Formaggi e provole sono buoni e genuini, come genuini sono cavolfiori ed ortaggi in genere. Eppure è psicosi. Non a caso l’Asp di Catania in questi giorni ha dovuto firmare numerose certificazioni di salubrità per dimostrare alle aziende, che si occupano di distribuzione alimentare, che i prodotti provenienti da questo territorio sono genuini e lontani da qualsiasi rischio.
“Tanti – continua Calanna – hanno confuso il consiglio ad non introdursi nella zona infetta, come un divieto a consumare prodotti provenienti da questo territorio. Il pericolo per l’uomo può provenire soltanto se si tocca la carcassa di un animale morto per carbonchio, con le ordinanze che consigliano semmai di non consumare i prodotti del sottobosco nelle immediate vicinanze della carcassa, ma le aziende casearie, come quelle agricole, sono lontane dai pascoli, che si trovano nella parte più alta dei Nebrodi. Ho già detto che le mucche infette smettono di produrre latte e la loro carne è nera, riconoscibile ed invendibile. Di conseguenza, puntare il dito sui prodotti agroalimentari della zona è sbagliatissimo e dannoso. Speriamo – conclude – di essere stati chiari”.
 
L’Addetto stampa
Gaetano Guidotto

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